FILM COME REQUIEM di Alessandro Izzi
Analisi e interpretazione del rapporto tra suono e immagine nel cinema di Luchino Visconti
“Faccio film come Requiem”, aveva dichiarato una volta, in un’intervista, Luchino Visconti.
Più che una battuta, una vera e propria dichiarazione d’intenti, questa,
da parte di un regista, che, nel corso di una carriera multiforme, divisa
tra cinema, teatro e allestimenti lirici, ha cantato sempre i cambiamenti
in atto nella società italiana ed europea tra Ottocento e Novecento.
I suoi film sono, quindi, Requiem per un mondo che rincorre ancora
l’illusione delle magnifiche sorti e progressive cantate da Leopardi, ma
anche per il corpo dolente dei vinti, dei dimenticati, dei reietti che la
Storia si lascia dietro.
In questo lucido compianto risiede, forse, il motivo di maggior fascino
dell’opera di un regista che, a torto, è stato per lungo tempo considerato
meramente accademico.
L’analisi dell’orchestrazione degli elementi sonori del suo cinema, portata
avanti in questo saggio, è il tentativo di dimostrare la straordinaria
vitalità di una lezione registica che ha lasciato un segno indelebile
nella nostra cinematografia. Un magistero che oscilla tra i due poli di
Estetismo e Realismo in maniera assolutamente originale e, per troppo
tempo, sostanzialmente fraintesa.