Tre istantanee saggistiche sulla personalità dominante la cultura italiana
CROCE - TRE PROFILI di Marino Biondi
Tre istantanee saggistiche sulla personalità dominante la
cultura italiana fra il XIX e il XX secolo. L’intellettuale filosofo
e lo storico, il critico letterario e il teoretico, che
governò il sapere dei suoi tempi dall’alto di una superiorità
acclarata e solitaria, sia pure contraddetta e contrastata
per generazioni, decretando con la continuità, la qualità e
la quantità delle opere, una egemonia che non si è più ripetuta.
L’Aristotele moderno, il maestro di color che sanno,
era nato a Pescasseroli (l’Aquila), ma di patria napoletana,
il 25 febbraio 1866 e a Napoli, diventata nella sua personale
dimora un centro nazionale di studi storici, si spense il 20
novembre 1952, in un’Italia che aveva preso l’abitudine di
venerarlo senza quasi più effettivamente riconoscerlo, dopo
il secolare discepolato. Figura-simbolo dell’antifascismo etico,
il filosofo della religione della libertà, rispettato e temuto
anche da Mussolini, fu messo da parte allorché la libertà era
divenuta la religione di tutti, in una dimensione culturale
tutta postcrociana e in gran parte anticrociana.
L’idealismo di Benedetto Croce significa che il mondo è conoscibile
- questa la sua deriva da Hegel (1770-1831) – rielaborabile,
ricostruibile nel pensiero. Come ha scritto Carlo
Galli per il filosofo di Tubinga e di Berlino, di cui ricorrono
i 250 anni dalla nascita – “Lo Spirito è una civetta che guarda
dall’alto il mondo storico, e al tempo stesso è una talpa
capace di scavare nella storia e di riemergerne senza perdere
il filo”. Lo ripetiamo anche per Croce, contraddittore
dialettico di ogni negatività: dall’alto dei cieli dello Spirito e
dal basso dell’escavazione erudita, ha dato l’assalto alla conoscenza
del mondo.
Questo libro, di contenute dimensioni, tenta una sintesi di
una mente d’eccezione e della sua immensa dottrina.