Questo libro di versi è come un’esplosione di sostanze mitiche e figurative e di invenzioni poetiche macerate a lungo. E si dovrebbe aggiungere: in solitudine; ma sarebbe ovvio, dal momento che è proprio la solitudine a essere posta dall’autore in limine
Questo libro di versi di Umberto Cerio è come un’esplosione di sostanze mitiche e figurative e di invenzioni poetiche macerate a lungo. E si dovrebbe aggiungere: in solitudine; ma sarebbe ovvio, dal momento che è proprio la solitudine a essere posta dall’autore in limine alla sua opera e da lui costantemente sentita come presente alla sua ispirazione. Si sa che la solitudine è la condizione di fondo, esistenziale e sentimentale, della poesia moderna europea, a partire almeno dal romanticismo, ed è tanto ad essa connaturale, che resta ormai inavvertita sia dall’attenzione del lettore comune, sia dalle impressioni esegetiche del critico. E quindi è merito e pregio del nostro non comune e inesauribile poeta di averla messa in primo piano e di averci intessuto le variegate figure della sua nostalgia poetica e del suo sogno esistenziale. (...)
Neuro Bonifazi