Il dettagliatissimo Paolo Vettori, come già nelle sue opere precedenti
(...) Il dettagliatissimo Paolo Vettori, come già nelle sue opere precedenti (tutte difficili da categorizzare - storiche, letterarie, sociologiche e poetiche come sono), è dotato di una memoria individuale ma anche indiretta che si dimostra inesauribile. L’autore inaugura ad ogni pagina dei ventagli veri e propri di voci, dei caleidoscopi viventi di particolari che custodiscono, ciascuno, una possibile altra storia: come tanti bivi e trivi, dissigillati e socchiusi continuamente dinanzi agli occhi del lettore, i nomi, i luoghi e gli incontri stessi si fondono in un profluvio ignaro di barriere e aperto in tutte le direzioni. Sembra un grande mare mosso da un vento leggero, quello che Vettori dipinge risalendo di volta in volta le onde che quel mare stesso produce. E come nel concerto per pianoforte e orchestra n. 3 di Sergej Rachmaninov, fra i violini e i violoncelli in burrasca, il pianoforte sembra risalire i marosi, e appare e scompare per riapparire più forte e più intatto, così, allo stesso modo, in mezzo alla miriade di storie che le une alle altre in queste poche pagine si accavallano, ecco che ci si trova a inseguire una giovane fascinosa russa di nome Ljuba. È lei, con la levità e con la complicità solo transitoria di certi grandi personaggi, il filo della storia. Mentre Guido è il protagonista.
Il nonno dell’autore.
Sono i suoi racconti di giovinezza, questo libro. Gli episodi che costui favoleggiava al nipote. In modo che di voce in voce, di vita in vita, di luogo in luogo, il mondo procede. (...)
Andrea Pellegrini