“Faceva freddo e il parabrezza era appannato.” Un inizio, un dettaglio, una constatazione, un presupposto per cominciare a raccontare, un luogo chiuso, il senso di quel luogo (l’abitacolo della macchina, peraltro subito abbandonato): un’affermazione decis
“Faceva freddo e il parabrezza era appannato.” Un inizio, un dettaglio, una constatazione, un presupposto per cominciare a raccontare, un luogo chiuso, il senso di quel luogo (l’abitacolo della macchina, peraltro subito abbandonato): un’affermazione decisa, non prevista ad ambiguità interpretative, timbra un’atmosfera. È un po’ come se Angiolina Oliveti, ci avvertisse: attenti a questo particolare, perché da qui, da questo momento di iniziale staticità, muove e si dirama una storia di netti contrasti, colma di ansie sospensive e di oscuri meandri psicologici, una storia che, leggendola, rende impossibile sottrarsi all’irrinunciabile seduzione di vedersela scorrere nell’immaginazione, attimo dopo attimo, di averla davanti agli occhi in tutte le pieghe palesi e segrete della sua dinamica, del suo ora lucido e ora soffuso cromatismo… – un film? …e perché no.
Rodolfo Tommasi