Autori

Lorenzo Cerciello nasce sul finire della prima metà del secolo scorso, il primo dicembre del 1941, da genitori, Giuseppe e Giovanna, entrambi contadini.
Ultimo di sei figli, unico maschio, viene alla luce in casa secondo una pratica comune a quei tempi, in una piccola e civile cittadina dell’entroterra napoletano, Marigliano.
Le prime sensazioni ed i primi ricordi sono legati alla guerra: il vibrare delle case al passaggio dei blindati anglo-americani, l’incrociarsi dei riflettori della contraerea nel cielo di Napoli, un lamento soffocato di violino nell’immensa cantina del podere la cui penombra nascondeva studenti universitari, ufficiali sbandati e renitenti alla leva, le fiamme che divorano le biche di paglia sull’aia scambiate, probabilmente, per tende e colpite con bombe al fosforo dai cacciabombardieri americani, le stesse fiamme che bruciano le case mentre un gruppo di tedeschi percorre le strade della città su di un carro funebre tra canti e suoni di chitarra.
Inizia l’istruzione elementare, circa due anni dopo la fine del conflitto, presso una scuola di fortuna ubicata in una vecchia masseria in quanto l’edificio scolastico era stato gravemente lesionato dai bombardamenti. Le classi della Media le frequenta presso l’ex palazzo del fascio.
È un periodo di fusione, quasi totale, con la natura, di un rapporto strettissimo e ancestrale con il vento, la pioggia, le stelle, il cielo, il ritmo delle stagioni. Studia nelle ore serali. Durante il giorno, in compagnia dell’inseparabile “Giorgio”, un piccolo bastardo pezzato, esplora, in lungo e in largo, il podere e le aree circostanti, aiuta il padre nel lavoro dei campi e si mescola ai braccianti coi quali condivide il pane e la fatica.
Da una strana figura di gesuita spretato che, saltuariamente, frequenta il podere e dorme nell’enorme stalla, apprende i nomi e la posizione delle stelle e i primi rudimenti di greco.
Nel 1954 s’iscrive al Liceo Classico “Giosuè Carducci” di Nola. Ma l’adolescenza ancora acerba, il fascino del viaggio in treno ed un maggiore e malinteso senso d‘indipendenza, determinano una “debacle“ scolastica (quattro materie a settembre) che inducono il genitore a “rinchiuderlo” in un collegio, il Convitto Nazionale “Giordano Bruno” di Maddaloni dove prosegue negli studi classici con esiti assolutamente diversi.
Sono gli anni della formazione culturale, delle letture assidue, dell’insorgere di una forma profonda di curiosità intellettuale ulteriormente accresciuta dal magistero straordinario di docenti che, ancora a distanza di tanti anni, l’autore ricorda con stima profonda e grandissima nostalgia.
Nel 1959 consegue la maturità classica con la migliore media dell’istituto vincendo anche una borsa di studio che gli viene consegnata dal Vice-Provveditore agli studi di Caserta.
Si iscrive alla facoltà di Scienze Geologiche della Federico II di Napoli dando sei esami.
Dopo due anni lascia la facoltà di Geologia e si iscrive a Lettere e Filosofia.
Nel 1962 muore la madre e l‘avvenimento ha un effetto devastante sull‘animo e sulla vita del giovane. Di fatto abbandona gli studi dandosi a un esistenza di dissipazione e di inedia.
Qualche velleitario tentativo di lavoro, un periodo di precariato nelle imposte di consumo, la fondazione, assieme ad un gruppo di amici, di un giornale locale, “Esperienze”, sul quale scrive vari articoli.
Nel 1970 sposa la donna con la quale, tra riprese e abbandoni, è stato legato per circa dieci anni e che, ancora oggi, dopo quasi cinquant’anni di matrimonio, rappresenta la sua indispensabile ed amata “compagna di viaggio”. L’anno dopo nasce il loro primogenito Giuseppe e, l’anno seguente ancora, Massimiliano.
È un periodo di fervore ed entusiasmo. Riprende a lavorare nei campi, compra alcuni terreni limitrofi e, consigliato e guidato dalla profonda perizia della sorella Antonietta che, di fatto, gli farà da madre, fino al termine dei suoi giorni, trasforma, attraverso un impegno quotidiano e durissimo, il vecchio podere paterno in un moderno e razionale frutteto.
Nel 1973 riprende anche gli studi laureandosi tre anni più tardi “maxima cum laude”. Nello stesso anno della laurea muore il padre e, l‘anno successivo, nasce Alessandro.
Dopo la laurea, la solita trafila: scuole private, scuole parificate, qualche rara supplenza.
Agli inizi degli anni ottanta vince il concorso a cattedra per la Scuola Media e, successivamente, quello per gli Istituti Superiori. L’esperienza dell’insegnamento lo indurrà a scrivere in una nota biografica semiseria da lui stesso redatta in terza persona “ha peregrinato, per anni attraverso una sterminata galassia di scuole private e pubbliche di ogni ordine e grado prima di approdare, avendo superato, per un puro accidente un paio di concorsi a cattedra e diversi esami di abilitazione, al “Manlio Rossi Doria” di Marigliano dove, sta perpetrando, nei confronti degli ignari discepoli, una sorta di mistificazione pedagogica che dura da oltre vent’anni”.
Nell’estate del 1985 nasce l’ultimogenito Giovanni.
E, intanto, in tutti questi anni, l’autore ha continuato ad associare l’insegnamento alla pratica dell’agricoltura profondendo, in entrambi i campi, forza e passione profonde. Scriverà ancora nella sua nota biografica semiseria: “contadino prestato alla scuola, ha sempre anteposto la cura dei campi e l’esercizio di una riservata e modesta attività letteraria alla vita di relazione e agli impegni mondani fermamente convinto che, soltanto nella solitudine, l‘uomo ritrova la sua dimensione più vera e i suoi valori più autentici e parimenti persuaso che, con la specie umana, il processo evolutivo è pervenuto ad uno dei suoi risultati più tragici”.
Dal 2007 è in pensione.

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