Chi è Lilith? Che cosa rappresenta nell’immaginario collettivo? Come mai la figura della prima donna “ribelle” viene nel corso della storia “demonizzata”? E soprattutto, perché a un certo punto questa figura è stata rimpiazzata da Eva che a sua volta viene colpevolizzata perché ha disubbidito? Come le questioni culturali hanno portato al mito di Eva? Sono queste le domande a cui l’autrice ha cercato di rispondere partendo da un’analisi storico-religiosa, notando una serie di somiglianze tra i testi sacri mesopotamici e la Bibbia. Riflettendo sul mito, questo testo analizza la figura femminile delle origini, quando la donna era venerata come dea Madre, portatrice di pace e serenità in contrapposizione alle divinità successive che hanno condotto alla diseguaglianza sociale e alla formazione di una cultura patriarcale. La donna nel corso dei secoli è stata relegata a un ruolo di sudditanza, ma un nuovo modo di pensare può portare naturalmente alla sua emancipazione. Se cambiassimo il sistema simbolico, potremo trasformare la società in cui viviamo? Sì. Se la storia insegna, allora, con il suo aiuto, con quello dell’educazione al pensiero e con una riscrittura del mito, dovremmo riuscire per noi, e per le prossime generazioni, a creare una nuova società, non più gerarchica, ma ugualitaria, proprio come Gesù, uno dei primi uomini “sovversivi”, affermava qualche millennio fa. Un mito che dovremmo riprendere, per avvicinarci a un’altra storia, quella di una collettività più “umana”.