“Osservava nel riflesso dello specchio i lineamenti del suo volto, corretti con l’ausilio del bisturi e una protesi dentaria. Strumenti che avevano cancellato i segni delle ferite esterne, ma non quelle interne. Il ricordo di quella mattina di tanti anni fa non si era sbiadito col tempo. Era ancora vivo come la brace sotto la cenere, e alla prima occasione era riapparso dalla nebbia che ne aveva solo offuscato il ricordo.”
Stefano è un professore delle superiori, e vive a Firenze. Una mattina, prima di entrare a scuola, assiste involontariamente a una scena di bullismo ai danni di uno studente. Anziché intervenire e porre fine allo scempio, preferisce far finta di nulla e tirare dritto. Una scena quella che aprirà la porta dei suoi ricordi, riportandolo indietro nel tempo quando anche lui fu bullizzato da ragazzino. Reminiscenze ancora vive e nitide che credeva di aver dimenticato, ma solo perché non c’era più stata occasione per richiamarle alla memoria. Tutto ciò lo porterà a fare un viaggio dentro se stesso, in un susseguirsi di vicende e accadimenti tali da sbattergli in faccia il risultato delle sue non azioni, per arrivare alla conclusione che dopo le vessazioni subite da ragazzo, la sua vita si era spostata lungo un sentiero parallelo alla via maestra, e lì aveva sempre continuato a camminare. Avrà ancora una possibilità, l’ultima, per rimettersi in pari con la coscienza, e ricominciare una nuova vita.