L’empatia è ormai un termine abbastanza conosciuto e inflazionato. Tuttavia non è molto conosciuto il suo reale funzionamento né si conosce fino in fondo la grande utilità che può apportare nell’intersoggettività e nel dialogo. In questo studio, partendo da chi ne ha approfondito soprattutto i suoi aspetti filosofici, la Edith Stein, e approdando alle più recenti ricerche di natura psicologica si vuole rendere il senso di una relazione che, oltre che inter-umana, è anche inter-culturale. E pertanto è di grande attualità dato il continuo confronto/scontro, dovuto alle reciproche differenze che le persone avvertono incontrandosi. Nel gioco delle relazioni l’empatia non riesce comunque mai a colmare l’abisso che si apre tra l’io e l’altro, ma il muoversi intenzionale della coscienza in direzione dell’altro, quasi a volerne penetrare la coscienza, consente di avere percezione del vissuto altrui. Grazie al processo empatico la scoperta dell’altro avviene per mezzo di adombramenti e di un sentire, un fühlen, che non è un organo di senso, ma un procedere per tentativi con le proprie facoltà intellettive.
L’accedere e l’uscire in senso empatico dal vissuto altrui non solo ci permette di fare esperienza dell’altro, ma è utile anche a penetrare la propria coscienza, come in uno specchio in cui si riflette la propria immagine. Si realizza così un “ritorno” dello sguardo, per il quale colui che empatizza fa esperienza della vita altrui, si riflette negli occhi dell’altro e così individua meglio la propria immagine. In pratica i tratti degli altrui vissuti ci interpellano, cooperano ad aumentare la nostra consapevolezza fino a migliorarci.
Il vivere in modo empatico ci consente infine di maneggiare quasi una lingua non parlata, ma comprensibile a tutti che non ha una grammatica o una sintassi ma della vita perde ci fa perdere il suo carattere “ego-centrico” o a forte accentuazione solipsistica, per farci cogliere aspetti che non verrebbero mai alla luce da soli. Il “linguaggio” empatico ci apre a una relazione con il mondo che può essere anche asimmetrica, ma pur sempre ricca di conseguenze, sia per gli altri che per noi. Dalla dinamica di una intersoggettività inizialmente immanente comincia poi a farsi strada un afflato trascendentale che va ad aprire nuovi orizzonti nella persona in ricerca di senso.