La poesia che si dispiega in questa raccolta all’insegna del generico termine
La poesia che si dispiega in questa raccolta all’insegna del generico termine, di solito pessimistico e triste, di “elegia”, affronta in una maniera del tutto originale e con un tono quasi implacabile per l’insistenza, il problematico contrasto, luttuoso e angosciante da sempre, tra la vita e la morte, tra la gioia e il dolore, tra la speranza e l’illusione, di fronte allo spettacolo della decadenza morale della società umana. Un contrasto di fondo che la coraggiosa e abile autrice sottopone senza esitazione al giudizio soprattutto della sua “anima” e del suo “cuore”, mettendo in scena, a questo scopo, una scrittura “armata” di una autentica riflessione inventiva e immaginosa, con una versificazione di “parole” metaforiche aspre e rare: una scrittura che non indugia a seguire, e letteralmente a inseguire (comincia proprio così: “Inseguo la gioia del cuore, / sfuggente…”), la direzione più vigorosa possibile delle domande ultime e delle risposte. Si tratta di una poesia che possiamo accettare di definire come “elegiaca” proprio perché fortemente e genialmente aggressiva e dirompente nella varietà delle sue forme espressive e nell’intera gamma dei suoi giudizi e dei suoi sentimenti; e che diventa un conforto e addirittura un’arma di difesa dell’anima, aumentandone la resistenza “all’usura” della vita e del tempo e la sopportazione dei mali del mondo. Viceversa, quando la poesia “tarda” a venire incontro, il “cuore, freddo, rabbrividisce”. (...)
Neuro Bonifazi