Questo mio nuovo libro, che raccoglie le esperienze di quasi 4 settimane di viaggio
Questo mio nuovo libro, che raccoglie le esperienze di quasi 4 settimane di viaggio tra Mosca e Vladivostok lungo i binari della mitica ferrovia transiberiana, si presta a diverse chiavi di lettura.
è certo il coronamento di un sogno giovanile rimasto per decenni nel cassetto e, al tempo stesso, anche un modo per ripercorrere la storia russa del Novecento, in alcuni dei suoi momenti più drammatici, e ancora oggi spesso messi in sordina, dalla guerra civile seguita alla Rivoluzione di Ottobre, che ha insanguinato per circa tre anni molti dei territori attraversati dalla “transiberiana”, sino alle deportazioni di massa dell’epoca staliniana, protrattesi per oltre un ventennio a partire dai primi anni Trenta. Una pagina, quest’ultima, che ha coinvolto milioni di vittime innocenti, e che, nonostante un certo riserbo ufficiale, appare ancora ben presente nei ricordi familiari di parecchie persone, come ho potuto constatare più volte nei miei incontri, sul treno o nelle città che ho visitato.
Ma a spingermi oltre gli Urali, più che la mia passione per la Storia, è stato soprattutto il desiderio di accostarmi alla complessa realtà di uno Stato-Continente con solide radici europee ma sempre più chiaramente proiettato verso le dinamiche economie asiatiche del Pacifico, non solo la Cina ma anche la Corea del Sud e il Giappone.
È una sensazione che si avverte con grande evidenza proprio in quello che i russi chiamano “Dalny Vostok”(Lontano Oriente), a Kabarovsk e soprattutto a Vladivostok, una città modernissima e in continua evoluzione, su cui Putin ha investito molto, sino a trasformarla da semplice avamposto militare a vetrina, sul Pacifico, della Russia del Nuovo Millennio.
Le lunghe giornate, trascorse in treno o comunque su itinerari assai poco “turistici”, mi hanno consentito di entrare in contatto, grazie alla conoscenza della lingua acquisita in questi ultimi tre anni, con fasce significative della popolazione (pensionati e lavoratori della provincia o meglio, in questo caso, delle province transuraliche) che rimangono fuori dalla portata del turismo occidentale, troppo spesso fermo alle due storiche capitali della Russia moderna, Mosca e San Pietroburgo. Le lunghe giornate, trascorse in treno o comunque su itinerari assai poco “turistici”, mi hanno consentito di entrare in contatto, grazie alla conoscenza della lingua acquisita in questi ultimi tre anni, con fasce significative della popolazione (pensionati e lavoratori della provincia o meglio, in questo caso, delle province transuraliche) che rimangono fuori dalla portata del turismo occidentale, troppo spesso fermo alle due storiche capitali della Russia moderna, Mosca e San Pietroburgo.
Mi auguro che i miei appunti di viaggio, del tutto privi di qualsiasi pretesa di esaustività, possano stimolare nel lettore il desiderio di conoscere meglio questo grande e complesso Paese, andando oltre gli stereotipi e i pregiudizi, ancora molto radicati, in Occidente e non solo.
Paolo Vettori