Saggistica

Nero Gadda. Il delitto degli ori

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15,00 €
Larghezza: 200 mm
Altezza: 140 mm
Autore: Frunzi SilviaFrunzi Silvia


Che vasto ginepraio il Pasticciaccio, che leggendario cafarnao di nodi non sciolti. Che gomitolo infinito, che manzoniano guazzabuglio del cuore e della mente. L’arca dei delitti e del furto degli ori, nella dimora dei pescicani che specularono sulla guerra. Da non venirne più a capo, e non si dice con le carte in regola di un giallo o di un poliziesco felicemente risolto ma neppure con quel po’ di serenità d’animo di cui pure il lettore, dopo tanto laborioso impegno, avrebbe diritto. Come dopo una tragedia, lo spettatore del teatro di Dioniso in Atene era abilitato a lucrare per sé una salvifica catarsi.
Il libro di Silvia Frunzi, Nero Gadda. Il delitto degli ori. Saggio sul «Pasticciaccio», con un grammo e più di audacia, di giovanile intraprendenza, affronta la matassa medusea del crimine Balducci e cerca, con gli strumenti affinati della Bibliografia a disposizione e il monumentale Commento Terzoli, di scioglierla. Ne viene un libro di critica non solo attento e perspicace, ma proficuo e godibile, avventuroso anche, per chi ancora si accosti al mistero cruento del grande famedio merulano, al numero civico del 219. Anno 1927. Era fascista, l’Uomo ormai insediatosi al potere ducesco, ubiquo e onnipotente.
Cronaca nera, in tutte le sfumature del nero, compreso il nero politico, e riflessi di altri delitti che insanguinarono la capitale (Angela Barruca, le sorelle Stern). Ma qui la cronaca è trascesa alla regola di un’arte che conosce ogni segreto dell’espressione e ogni regola dell’analisi, nella procedura che del romanzo, o di una specie di romanzo, ché di romanzo tradizionale non può trattarsi, riesce a fare un itinerario lungo e complesso di conoscenza, nel magma del male, verso l’ignoto. L’ignoto dell’insoluta inchiesta. Un misfatto che, per quanto irrisolto, gronda fino alla fine indizi clamanti di una reità che pure detiene qualcosa di più della mera cronaca, del noir metropolitano, ma è come se il Nero Gadda trascinasse con sé la vendetta e il male dei secoli. Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1946-1957) non chiude in sé solo un delitto ma è aurato da una maledizione. Dall’agro laziale, da una terra umiliata dall’egemone caput mundi, è venuta la mano assassina. L’humilis Italia di virgiliana memoria sbattuta in cronaca.
Marino Biondi

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