In Canti Umani si cerca l’uomo e vi si approda mettendo
Seppur in un’accezione meno ironica e cinica, Diogene, filosofo greco, trasfigurato
nel quadro in copertina, potrebbe essere un alter ego dell’Io narrante di
questo libro. Diogene, è risaputo, uscì di casa in pieno giorno con una lanterna
in mano e alla domanda su cosa stesse facendo, rispose: «cerco l’uomo!». Ammissione
pregnante e medesimo senso, denso leitmotiv che corre tra le poesie
di questa raccolta. In Canti Umani di Enrico Taddei si cerca l’uomo e vi si approda mettendo
in luce quegli esseri che, in continuità, tendono a essere se stessi, che vivono
secondo la loro più autentica umanità, che, al di là di tutte le esteriorità, le convenzioni
imposte dalla società o al di là del capriccio della sorte e della fortuna,
ritrovano la propria essenza di esseri umani. Infine, non solo un ritrovo della
genuina e autentica natura dell’uomo, come ricorda Diogene, ma anche un
ricongiungimento all’humanitas di latina memoria, al sentire dell’anima, un
sentimento da coltivare nell’esistenza di ogni umano errare.