Se una breve prefazione (e quindi non uno studio esegetico: sarebbe altra cosa, richiederebbe altro contesto) serve a suggerire qualche solco interpretativo d’orientamento al lettore che si trova sulla soglia di un’ampia raccolta di testi poetici, qui – v
Se una breve prefazione (e quindi non uno studio esegetico: sarebbe altra cosa, richiederebbe altro contesto) serve a suggerire qualche solco interpretativo d’orientamento al lettore che si trova sulla soglia di un’ampia raccolta di testi poetici, qui – voglio dire: proprio nel caso di questo libro – il prefatore viene a trovarsi spiazzato. Prima di tutto, spiazzato dalla naturalezza d’intonazione dei versi, dal fluire scorrevole della loro concatenazione logica particolarmente in evidenza giusto laddove la logica si sradica violentemente dalle convenzioni della logica quotidiana; in secondo luogo perché tale naturalezza scende a plasmare, a rendere duttile, credibile e persuasivo, il repertorio iconico di Milvia Lauro, il quale è tutto fuorché immediato, addomesticabile o prevedibile.