Un’analoga precisione nel dettato, un amore non più tenue di quello calviniano verso l’ignoto
(...) Un’analoga precisione nel dettato, un amore non più tenue di quello calviniano verso l’ignoto e una medesima stupefazione per la poetica diversità delle strade, dei cibi, dei suoni e degli odori di qualunque città del pianeta, sono facili da rintracciare nel sottofondo di qualunque opera odeporica e di scoperta di Paolo Vettori: ma forse ciò capita in questo testo georgiano più ancora che in qualsiasi suo altro. (...)