Autori

Silvano Lazzeri, è nato a Poppi (AR) il 10 Gennaio del 1946.
Ha compiuto gli studi umanistici presso i Salesiani a Pietrasanta, a Brescia e a Roma dove ha conseguito il Baccalaureato in Teologia con una tesi sulla ”Esperienza Estetica come via all’ Assoluto”, presso la Pontificia Università Gregoriana. In seguito ha conseguito il diploma di Abilitazione Artistica presso il Liceo Artistico Statale di Carrara.
Ha collaborato con la Casa Editrice torinese L.D.C. come “illustratore”, realizzando vari quadri biblici finalizzati alla Catechesi per i ragazzi.
Nell’anno 1976 ha vinto il Concorso per entrare come allievo interno della Scuola di Restauro presso l'Opificio delle Pietre Dure (O.P.D.) di Firenze, conseguendo nell’anno 1980 il Diploma di Restauratore con la Specializzazione in pitture murali e stucchi.
Subito dopo ha iniziato la professione lavorando, in collaborazione con la restauratrice Viviana Cavallo, a Napoli, agli affreschi di Giorgio Vasari nella sacrestia (ex refettorio del Monastero degli Olivetani) della Chiesa S. Anna Dei Lombardi.
Successivamente, vinto il Concorso per entrare nel Ministero dei Beni Culturali, ha lavorato come Funzionario Restauratore Conservatore presso la Soprintendenza di Arezzo, svolgendo il normale lavoro di controllo del territorio e restaurando varie opere in esso sparse tra cui:
la Crocefissione di scuola giottesca in S. Ippolito a Bibbiena; la cappella del Vescovado affrescata da Teofilo Torri, gli affreschi di Tommaso Bernabei detto il Papacello, dell’altare maggiore della Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio, di Francesco di Giorgio Martini a Cortona; il ciclo di affreschi attribuito ad Andrea di Nerio ed al suo allievo Spinello Aretino in S. Bartolomeo di Arezzo; l’Ultima cena di Ferdinando Folchi nel refettorio dei francescani alla Verna e la Madonna di Fra Emanuele da Como nella scala che porta alla Cappella delle Stimmate; la cappella con “La Deposizione del Cristo Morto” del Signorelli nel Museo della Collegiata a Castiglion Fiorentino (assieme ai colleghi Marcello Chemeri ed Umberto Senserini); l“Annunciazione” di scuola toscana quattrocentesca nel Castello di S. Niccolò a Strada in Casentino; l’Annunciazione di Mariotto di Cristofano nell’antica Pieve di Salutio; e varie altre opere sparse nel  vasto territorio aretino, da Stia nella Pieve di santa Maria Assunta con il ritrovamento sotto strati di intonaco di un grande Presepe con l’Adorazione dei pastori e l’Adorazione dei re magi di scuola toscana seconda metà del ‘500, a Sestino nella Chiesa di S.Donato con il ritrovamento di tre strati di intonaco affrescati sovrapposti, altro.
Per 15 anni ha lavorato, incaricato dalla Soprintendente Dott.ssa
Margherita Moriondo Lenzini, sul cantiere di restauro del ciclo pittorico di Piero della Francesca in S. Francesco di Arezzo raffigurante "La Leggenda della Vera Croce", collaborando prima con l'équipe che ha svolto le Indagini Diagnostiche, poi con l’équipe che ha eseguito il restauro vero e proprio sotto la Direzione della Dott.ssa A. Maria Maetzke e del Dott. Giorgio Bonsanti.
Tra gli ultimi lavori di restauro che ha portato a termine c’è la Madonna trecentesca staccata anticamente dalla Porta Colcitrone e trasportata all’interno della Chiesa nella Piazza Colcitrone ad Arezzo, gli affreschi vasariani della Sala del camino del Museo di Casa Vasari e il San Giuliano di Piero della Francesca nel Museo Comunale di Borgo San Sepolcro.
Come “artista” ha partecipato a mostre collettive a Roma e in Toscana e tenuto due personali a Poppi. Ha realizzato sculture in terracotta e cicli pittorici in varie chiese della Toscana (Pisa, Firenze, Figline Valdarno, Arezzo- Ponte a Chiani, Bibbiena, Soci, Badia Agnano, Ama di Pratovecchio e Poppi.
L’esperienza del restauro gli ha permesso di acquisire una certa
dimestichezza con la tecnica dell’affresco così come è stata rece-pita ed attualizzata nei vari secoli; nello stesso tempo ha acqui-sito una sensibilità che gli ha dato modo di apprezzare la valenza espressiva di questa antica modalità di “fare pittura”, legata sia alla sua “matericità”, che ai suoi particolari tempi di esecuzione, oltre alla delicata variabile dello “spazio architettonico”, più o meno grande, da gestire. La tecnica acquisita unita ad una fede nell’ uomo Dio incarnato nella persona storica di Gesù ed al suo messaggio portato avanti nella storia dalla Chiesa viva pur con i suoi limiti gli ha permesso di elaborare un linguaggio per comunicare il suo credo al suo prossimo.

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